La lettera dell’amato / I luoghi gentili

Mia amata,

ho nostalgia dei luoghi che ho lasciato e avverto la distanza di quelli in cui mi trovo.

 

Ivo Pannaggi - Treno in corsa

Ivo Pannaggi – Treno in corsa

Straniero ai luoghi di casa e ai luoghi nuovi, mi prefiggo di andare senza mete come un vero viaggiatore, colui che manca sempre due volte. Intanto cerco di imparare a tenere quello che si perde e a fare i conti con l’inafferrabile di quanto si prende.

Ho viaggiato in treno, mia amata, un luogo in cui cominci con il guardare fuori dal finestrino e finisci per guardarti, un luogo in cui la sequenza di uomini e alberi, case e terre finisce per diventare una gita nei pensieri e una miccia di vite immaginarie. In una di queste, ho accumulato così tante ricchezze da poter comprare cancelli, tutti i cancelli senza recinto che si trovano nelle campagne italiane.

Ti sei mai chiesta, mia amata, a cosa servono quei cancelli? Cosa ci fanno lì se poi è possibile entrare dappertutto? Quei cancelli, mia amata, sono un piccolo inventario delle precisioni, un catalogo di crune che consente di intrufolarsi nella vita con il respiro giusto.

Quei cancelli, mia amata, sono un minuscolo diario della pazienza e dell’ascolto, un filo di spazio nei moti ondosi dell’aperto, messo lì a indicarci la possibilità di essere puntuali, meno sciatti e arroganti, meno volgari negli appuntamenti con la vita.

Tutti possono entrare dappertutto, mia amata, ma c’è un ingresso gentile e delicato da cui si può arrivare a fare i conti con la bellezza e con il dolore, con il pane caldo e la pancia vuota.

Una lezione anche per la scrittura: si può dire tutto, ma bisogna imporsi l’accurato sforzo di trovare le parole giuste, quelle che sanno come far tornare le albe, come convincerle a riavverarsi di giorno in giorno.

Giorgio Milani – Rosa Bianca

Chi trova quelle parole, mia amata, farà amico il mondo, lo troverà disposto a radunare e intrecciare le sue mani perché si offrano come un gradino su cui spiccare il passo e arrivare sulla cima dei cancelli. Una volta lassù, lanciare il proprio sguardo a perdifiato fino in fondo agli orizzonti per indovinare altri cancelli ancora e la possibilità di un’isola.

Su quell’isola, mia amata, se un giorno dovessimo approdare, sappi che con il nome tuo, andrò a vestire il sorriso delle cose.

A presto mia amata

Ischia, 4 marzo 2017

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