LA LETTERA DELL’AMATO – A VOLTE IL NOME TUO
A Mamoud Darwish
Mia amata,
i vecchi Pintubi nascondevano parole sotto la polvere dei loro cammini e dove gli altri non vedevano che il nulla, loro passo dopo passo le raccoglievano in un canto capace di cucire case e cielo.
Molti di noi, invece, mettono polvere sulle parole e perdono il mondo.
Penso al nome tuo, mia amata, una parola che è la nostra casa.
Perché lo cantassi solo io l’ho nascosto sotto la polvere nel punto preciso in cui passava una nuvola con la forma di un sigillo.
L’avrei trovato solo io, ma non nel punto del germoglio, piuttosto nel tragitto che dal fuoco di ogni lettera cominciava a dividere il prima e il dopo, giorno e notte.
Il nome tuo è un equinozio che fa le parti uguali tra felicità e dolore, un taglio di Fontana che mette in dialogo superfici e abissi.
A volte il nome tuo ha il sapore clandestino dei baci notturni.
A volte il nome tuo è un segreto che si chiude come un’ostia nelle mani della preghiera o si apre come mani che diventano farfalle.
A volte il nome tuo è un medico notturno che sveglio quando smetto di voler morire.
E così, mia amata, ti vedo venirmi incontro per dormire nel mio ascolto, nel mio respiro che ha la forma dell’ultima parola detta per te.
A volte il nome tuo è una confidenza che faccio al vento prima di partire, una ragione per essere più gentili.
A volte il nome tuo non si può dire ed è più impervio di una salita.
Il tuo nome è una provvista di parole, un vocabolario di primavere da distribuire secondo la legge dei mutamenti.
Il tuo nome mia amata, i nomi del mondo, sono il miracolo e la maledizione dei poeti che per acciuffare le cose devono andare a incontrarle nella loro notte, riaffiorarle al qui come le rocce che sboccano dal fondo dalle maree e si asciugano al sole.
Il nome tuo, mia amata, i nomi del mondo, sono vestiti pieni di fiori che i poeti fanno indossare alla vita per coprirne la nudità fatta di fame e di sete, di bisogni e di morte e convincere il mondo che il loro pegno è in realtà il pegno di tutti: qualunque cosa accada, tutto ciò che succede, possiamo dirlo solo con la vita, cercando di farla bella, la vita.
Intanto è sera, mia amata e il nome tuo si accende come una
lampara in mezzo al mare, un occhio che la notte tiene aperto per accompagnare le derive degli innamorati.
Ogni cosa rientra nelle sue misure e tutto diventa più intimo come la scrittura, che parte per esplorare il mondo e finisce per scorrere lungo la pelle, che parte per schiudere gli universi e si ritrova rannicchiata ai bordi del proprio odore.
C’è una donna davanti all’uscio della sua casa che scende i gradini, schiaccia qualcosa e accende un lampione sulle teste del mondo.
Una donna, mia amata, è appena uscita ad accendere la luna.
A presto, mia amata.
Buonanotte
Cave – Ass. Caffè Corretto / Monterotondo – Libreria Cartacanta
17 marzo 2018