La Lettera dell’amato / Il pensiero del contrario

Mia amata,

una mollica di luna è caduta ai piedi di un albero dalle piume d’oro.Maria_Lai_-_Diario_di_Renato

Appollaiata in quella mollica c’è una formica in procinto di partorire un elefante.

Sta aggrappata a un fiore come se avesse desiderio di tenere vicina a sé la primavera o, altrimenti, paura di precipitare negli inverni.

È felice e grida forte. Forse ha un felice dolore come succede con la vita che nasce e come succede con la vita che si mette in cammino e si porta tutto dietro.

Altrimenti non sarebbe la vita.

Questo mi insegnano una formica che partorisce un elefante o una farfalla che si punge alla sua rosa. Anche una rosa così vestita al solo scopo di proteggere il sonno di nessuno.

 

Intanto quel grido di formica muove tutto. Porta soffi dove prima tutto soffocava e mutamenti dove ogni cosa era muta. Sale altissima, supera le atmosfere ed entra forse nel primo cielo, quello in cui passano le stelle cadenti e si sistemano i palloncini persi nelle sere di festa.

Da terra sale odore di campi appena bagnati dalla pioggia.

Dal cielo invece cade ovatta come se fosse neve.

Qualcuno a terra prova a raccoglierla per mettere le orecchie a riparo dentro soffici coperchi.

 

Quell’urlo è molto forte mia amata, non stupirti.

Anche una voce di formica è in grado di cambiare il funzionamento degli equinozi.

Lo sanno gli uomini, non meno minuscoli di una formica.

Lo sanno bene quando si raccontano le storie e con le storie provano a indovinare le formule per ritrovare le armonie con il mondo e con i simili, per cantare la vita meglio delle cicale appese all’estate, stelle sonore sopra i campi addormentati.

 

Io intanto, da fermo viaggio per arrivare a te, mia amata.

Passano pensieri in fuga e li lascio andare. Seduto sul paracarro dei miei silenzi mi ronza solo, mosca ossessionata dal suo vetro, il pensiero di una formica che partorisce un elefante e grida forte fino al cielo.

Sta con me come un vento alle girandole e mi rapisce insieme al pensiero delle cose capovolte, quelle che, sole, spesso, ci insegnano a guardare.

Le capriole del mondo alla rovescia dove si incontra il basso sopra l’alto, e dal calore nasce un grande gelo. Quelle del gigantesco esploso nelle inezie e degli applausi scoppiati senza mani. Delle ferite frutto di carezze e della grazia inventata dal dolore.

 

Adesso tutto tace, mia amata.21344_desiderio_di_cielo

Ogni sorriso riaffiora alla sua bocca e la luna torna in cielo silenziosa.

Una formica trasloca la sua mollica di pane lungo il palmo della mia mano.

 

Roma, 16 Aprile 2016