Ciao Predrag Matvejević //
Mia amata,
in autunno sul corpo infreddolito della terra gli alberi hanno posato il loro manto di foglie. Con questo gesto d’altri tempi si è aperta la stagione dei saluti, dei cammini che si perdono e delle strade che dileguano.
In inverno, intorno al fuoco dei camini e delle parole, ci siamo esercitati nell’antica arte della pazienza. Nell’attesa che il gelo finisse ci siamo passati i nomi del mondo come scrigni in cui mettere al riparo la vita. A tratti i nostri discorsi sono diventati oscuri e abbiamo parlato la lingua che si parla mentre si dorme. Da dietro i vetri abbiamo osservato qualche nostro pensiero randagio rovistare tra gli abbandoni: un affamato d’amore alla ricerca di un batticuore avanzato.
Adesso è primavera, mia amata e sale un tepore dalla luce che germoglia la vita.
Le voci tornano nelle strade come i fischi in bicicletta e dal limite dei paracarri spuntano pensieri felici come cani che rincorrono i pedali. C’è aria di mercati. Tutto risuona, tutto si ravviva e torna l’incanto di ritrovare le cose, poterle guardare così tanto da perderle di vista.
La terra rende agli alberi il vecchio manto e per ringraziare semina lampade di velluto a mazzi. Le chiama rose.
Autunno, inverno, primavera: una scuola dei commiati, un’arte della pazienza, una festa dei ritrovamenti. È tutto ciò che si raduna anche nelle stagioni della scrittura, mia amata, in questo fiore che raccoglie il tempo e chiede alla vita di impreziosirla. In questo fiore che a volte la celebra come nessuno sa fare.
Poi arriverà l’estate che scioglie i ginocchi e le forme, spegne le volontà e piega gli uomini come cucchiai sotto i rintocchi infuocati del mezzogiorno.
Lì le parole si seccano e il sole brucia la scrittura mentre il vento ne disperde il silenzio come una rosa di Gerico: polvere nella polvere.
Tu lo sai, mia amata, che solo i Beduini sanno riconoscere i granelli di una Rosa di Gerico perduti nella sabbia? Solo loro sanno riportarli all’acqua che li fa fiorire di nuovo. Assomigliano ai poeti, mia amata: zingari del deserto che possiedono le mappe per risalire dagli abissi alla parola.
Intanto, però, è tempo di profumare e di fischiare in bicicletta.
Buona primavera, mia amata!
Finale Ligure, 24 aprile 2017 / La lettera dell’amato