Mia amata,
sulla cresta di una montagna siedono due innamorati.
Si tengono silenzio nel silenzio e guardano i loro pensieri perdersi nel Lontano, accompagnati da correnti favorevoli.
Dal paese di sotto salgono voci di mercanti sconosciuti e di bambini che forse inseguono un pallone.
La vita le sta soffiando al cielo come bolle di stupore, ma si perdono, sbuffano, non ce la fanno ad arrivare quassù.
Perché dove c’è la montagna, solo la montagna è grande. Niente la pareggia.
Tutto il resto ha la misura delle cose che non durano e non arrivano, un sapore di uomini che viaggiano per la sola ragione del viaggio.
Tu lo sai, mia amata, cosa è una montagna?
Un giorno la terra fece visita al cielo e il cielo le piacque. La terra era felice, ma non lo sapeva. Perché chi è felice, quando è felice non si sa. Si lascia andare, cade, si espande. Tocca il cielo. Diventa. Cielo.
La terra pensava di stare bene, semplicemente. E sperò di poter stare sempre lassù.
Ma il vento si sentì escluso, cacciato. Soffiò forte e li separò.
Allora quella sconosciuta felicità dileguò, il cielo si separò e si tornò a poggiare il cammino sopra i sassi. Ma la terra non voleva e nell’innamorato tentativo di non perdere quelle stelle ricamate sui respiri, allungò le braccia verso l’alto e nacquero le montagne.
Ecco dunque cosa è una montagna, mia amata: quello che resta del cielo e della felicità.
Chiunque scrive, mia amata, ogni tanto deve venire in montagna a pensare i cieli perduti e guadagnare in piccolezza, dare le giuste misure al mondo e il tempo necessario alle cose. Imparare che la scrittura è una pazienza e che la parola per destino arriva dopo, quando arriva. In altri casi come quelle voci che tentano la scalata, non pareggiano la vita, perché la vita la eccede e si fa notte.
La montagna colossale, mia amata, è un’ossessione della scrittura. Perché chi scrive traduce in segni il corpo del mondo e poi gioca a ritrovarlo perso tra le pagine.
Il corpo è il desiderio supremo di chi scrive ed è per questo che si possono scrivere solo montagne, mia amata.
Il resto è vento tra le rovine o sopra i campi di grano.
Buona scrittura mia amata. Adesso vado.
Quei due innamorati, intanto, dalla cresta della montagna hanno cominciato a parlare. E parlando stanno tessendo una tela di segni per catturare vento e cielo, scompigli e azzurri.
La pagina che verrà, è sempre la vigilia di tutto questo. Una preghiera per avverare corpi, voci, bolle di stupore e quella felicità che ritorna tutte le volte in cui le parole indovinano un varco celeste e rimettono cielo e terra con la mano nella mano.