Mia amata,
se pensi di saziarti con le parole dei poeti vorrei dirti che i poeti portano anche la fame di nuove parole, il desiderio di altre formule da cui far nascere le cose non appena le loro labbra si schiudono e una voce le proferisce in punta di lingua; se pensi che la parola sia dalla parte del sigillo e del pieno, vorrei dirti che le parole sono anche il digiuno, la penitenza e il silenzio, il vuoto e l’esilio.
Se pensi che la parola sia dalla parte della luce e della limpidezza, vorrei ancora dirti che la parola è buio e aspro mistero, cammino ottuso, accesso e divieto.
Alte come una preghiera e profonde come un segreto, ho udito parole aprire templi nell’ascolto, rendere muto l’intorno e permettere in quel silenzio abissale ai presenti di sentire il tonfo del granello di polvere planato sulla pelle.
Eco di sconosciuti passati, memoria di stupori futuri ho ascoltato parole capaci di sospendere il tempo, agguati della lentezza tesi a chi si illude che si possa solo andare veloci e scappa chissà dove come se avesse la sabbia calda sotto i piedi.
Le parole, mia amata, muro e porta, sigillo e ponte, volo e abisso, sono tutto ciò che porto con me quando vado in giro per i pensieri tuoi a scovare i luoghi in cui ospiti i pensieri miei, i luoghi in cui gorgogliano le tue parole per me.
E mentre in questo andare un po’ mi perdo, una donna, in fondo ai primi paesaggi dell’autunno, ha appena teso al sole una parola che pare una corda per il bucato e sopra vi ha steso il si e il no, la rosa e l’inverno, il sussurro e il graffio. Con un’altra parola forte come una molletta, tiene insieme tutte queste cose per allontanare il vento che le vuole.
A presto, mia amata