Mia amata,
di fronte c’è un campo verde che si striminzisce e si arrampica a ridosso della collina.
Di fronte al campo ci siamo noi, infilati in un corteo di blocchi e di cemento che dividono perfettamente il mondo in due parti: le cose amate dalla luce e le
cose che la luce non ha voglia di incontrare.
Qui, mia amata, stiamo per celebrare un nuovo inizio.
Ripartiamo dalla casa nuova con il respiro fresco e il vocabolario di sempre.
Così, ogni passo è prosecuzione e superamento di quello vecchio, ringraziamento e saluto.
Ogni passo è una casa nuova per le piante leggere dei nostri piedi che mettono radici e mettono foglie,
che prendono la terra e prendono il cielo.
Dopo aver salutato la casa vecchia, mia amata, è tempo di rompere i sigilli a questa nuova.
Case nascono e si popolano e vengono lasciate per nuove case che si popolano e si animano e raccolgono il pane e le persone intorno a vecchi, invisibili fuochi.
Durante il tragitto molte cose prendono la direzione del vento e ci salutano, altre ci restano fedeli e ci accompagnano in questo eterno gioco della vita che torna e si rinnova, che mette insieme le cose di sempre e quelle nuove.
Noi siamo qui, in una nuova casa, con i nuovi, antichi occhi aperti al cielo, aperti alla terra.
Con gli occhi che fuori dalle finestre a volte poggiano sui fili d’erba dove il vento viene a giocare.
Noi siamo qui e continuiamo a tenere le nostre mani aperte alla luna, le nostre mani offerte come i balconi al passaggio del tempo, le nostre mani che rovesciano, combinano, sostituiscono, trasformano.
Le nostre mani in movimento per far nascere le cose dalle cose e indovinare un passo di danza nel silenzio delle periferie.
Intanto giochiamo a trovare quello che
abbiamo perduto, a rincorrere il sapere lungo le vie del poco, a seminare le nostre parole più importanti nel grande gioco del divenire.
La parola scarto diventa cosa che sogna di viaggiare, la parola viaggio diventa
desiderio di incontrare gli altri, la parola incontro diventa desiderio di cielo.
E il cielo, mia amata, è una luna che aspetta di essere convinta, una figura dell’attesa che non vede l’ora di scendere nei palmi aperti che l’aspettano.
Ecco a te questa casa nuova, mia amata.
Ecco a te il luogo da cui si parte.
A presto, mia amata.
Potenza, MOON Museo Officina degli Oggetti Narranti – 15/04/2018